Come una storia …
Un po’ per caso, o forse era il momento giusto, ci siamo incontrati e riconosciuti come nonni e nonne.
Abbiamo confrontato i nostri pensieri.
Ci siamo raccontati le esperienze.
Abbiamo percepito la nostra confusione.
“Che nonni siamo?”
“ Che nonni vorremmo essere ?”
E successivamente, dopo avere cercato di riconoscerci in una dimensione affettiva e sociale abbiamo capito il rischio di appiattirci sull’immagine che gli “altri” (media, sociologi, psicologi, trasmissioni e parenti vari) ci mettono addosso.
Ci siamo allora chiesti: “oggi che nonni dovremmo essere ?”
Non siamo in sintonia con l’immagine costruita da questa società.
I nonni sono indispensabili perché curano i bambini, li portano a scuola ed alle varie attività del pomeriggio, si occupano se necessario dei pasti e delle merende, aiutano economicamente i figli, consumano pannoloni, fissano dentiere, cercano l’amore in TV, comprano poltrone speciali e vasche da bagno con sportello, aiutano a fare i compiti di una scuola che non capiscono più, tengono i bambini ogni volta che ci sono le più strane vacanze o se si ammalano.
Non siamo solo questo.
Pensiamo di avere altre responsabilità.
I racconti su di noi non ci soddisfano e non ci bastano.
In effetti ci preoccupano.
Chiuderci in queste funzioni vuole dire influenzare i significati del nostro stare con i bambini, anzi, spogliare di significati la relazione.
Non siamo prodotti di consumo.
Siamo come tutti il risultato della nostra storia, testimoni e soggetti attivi di impensabili cambiamenti.
Il nostro presente è frenetico e offuscato da stereotipi che convenzionano significati e valori.
Per fortuna noi siamo un poco più lenti, anzi desideriamo rallentare questo mondo.
E’ un mondo che non usa la memoria per “tenere la propria storia” e che si perde nella distruzione del futuro.
Ma sappiamo che distruggere i desideri ed il sogno del futuro significa indebolire la costruzione dell’identità dei bambini.
Ci siamo accorti che non vogliamo essere parte del sistema educativo o diseducativo che circonda noi ed i nostri nipoti.
Non vogliamo certo intrometterci ed assumere compiti che non ci spettano.
Ma noi questi bambini li amiamo teneramente e c’è tra di noi un trasporto intenso, un innamoramento.
Sentiamo che abbiamo bisogno gli uni degli altri.
La nostra figura di nonni è il risultato di una cultura confusa che spesso può travolgerci rendendoci complici più o meno consapevoli ma sempre complici.
Non ci basta dare sostegno a famiglie di adulti e bambini frenetici e stressati.
Ci siamo accorte di essere appiattite in un ruolo che per appartenerci deve essere associato all’idea che i nonni sono persone e soggetti sociali pensanti e con precise responsabilità.
Affermare che il benessere dei nonni è anche il benessere dei nipoti esprime solo che superficialmente i nostri pensieri.
Non ci poniamo solo come “nonni” identificabili attraverso i nipoti ma come persone adulte esperte della vita che abbiamo vissuto che si preoccupano per tutti i bambini.
Essi sono il futuro.
La città, la scuola, la famiglia possono oggi lasciare sviluppare il loro potenziale affettivo, sociale, intellettivo?
Non esprimiamo nostalgia di un passato ma desiderio di un futuro del quale ci sentiamo responsabili.
Siamo responsabili.
Il rischio e di entrare in una dinamica conflittuale con gli altri adulti.
Genitori ed insegnanti hanno paura che noi ci intromettiamo.
Per amandoci, nella loro visione del mondo siamo un poco sfuocati ed ai margini.
Come gruppo la consapevolezza di questo rischio e la tentazione di cadere nella trappola delle aspettative degli altri, ci ha resi più attenti e coraggiosi nel continuare questo percorso.
Noi non vogliamo e non possiamo educare nessuno: non i bambini, non gli altri adulti.
Noi possiamo e vogliamo vivere con i nostri nipoti e con tutti i bambini che incontriamo, una relazione vera, intrigante e stimolante.
Una relazione tra persone che a volte si amano e sempre si rispettano e che condividono il mondo.